Alle 17.58 di quel caldo pomeriggio, mentre il Dr. Falcone e il suo corteo di auto attraversava l'autostrada nei pressi dello svincolo di Capaci e Isola, Giovanni Brusca azionava il detonatore che faceva esplodere circa kg 1000 di tritolo posizionato in un cunicolo.
Palermo e non solo, ricorda e rivive, trent’anni dopo, l’incubo stragista che la travolse e che mosse tanti alla disperazione.
Se la mafia uccide i giudici, come riusciremo a batterla?
Eppure, dall’asfalto devastato di Capaci e poi dalle macerie annerite di via D’Amelio, nacque il grido di chi, sul martirio delle stragi, costruì una coscienza nuova.
«Le stragi del ’92 furono il peggior investimento della mafia siciliana, ha detto la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, qualche giorno fa.
Da quegli attentati del ’92 sono nate le nuove norme di antimafia.
All’inaudita violenza si rispose con misure mai viste e, giorno dopo giorno, grazie al nuovo slancio delle coscienze la situazione è cambiata.
Le mafie possono essere sconfitte colpendole nell’emblema della loro protervia, il denaro e stringendo alleanze tra Stati per dare una risposta comune a un nemico che prospera negli spazi lasciati senza presidio».
La ministra della Giustizia, Marta Cartabia aggiunge che «Le stragi del ’92 sono state uno spartiacque nella nostra storia. La Repubblica reagì e mostrò il suo volto più nobile. Il sacrificio dei suoi servitori mobilitò cittadini e istituzioni.
Le immagini delle lenzuola bianche esposte al vento divennero simbolo di una chiara volontà di cambiamento.
L’Italia comprese che la lotta alla mafia non doveva essere una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale che coinvolgesse le giovani generazioni che vanno sempre piu sensibilizzati.
Dice la prof Maria Falcone : «Molto è cambiato nei trent’anni trascorsi dalla strage di Capaci e dalla morte mio fratello Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e degli agenti della scorta – ha detto la professoressa Falcone –. Molto è cambiato nella società, ma anche nella magistratura.
Io credo che non ci si può fermare in questo cammino di liberazione e affrancamento dai gangli mafiosi e che bisogna crescere, maturare sempre più, e arrivare al raggiungimento pieno dei valori della verità e della giustizia per cui Giovanni, Francesca, Paolo e tutti gli altri sono morti.
E che il Signore possa guidare i nostri passi.