SANDALI DI GIOIA
Ascensione, alla ricerca con Cristo di un crocevia tra terra e cielo, di una fessura aperta sull'oltre, su ciò che dura al di là del tramonto: sapere che il nostro amare non è inutile, ma sarà raccolto goccia a goccia.
Ascensione è l’atto di enorme fiducia di Gesù in quelli che lo hanno seguito per tre anni, che non hanno capito molto, ma che molto lo hanno amato: affida alla loro fragilità se stesso e il vangelo, e li benedice.
Il distacco di Gesù dai suoi, in Luca, è di una sobrietà incantevole. «Gesù li condusse fuori verso Betania»: è colui che precede, che indica la via, che avanza sicuro anche quando la meta è il Calvario.
Inizia su quell'altura la "Chiesa in uscita" (papa Francesco). Inizia con l'invio che chiede agli apostoli un cambio di sguardo. Devono passare da una Chiesa che mette se stessa al centro, ad una Chiesa al servizio dell'uomo, della vita, della cultura, della casa comune, delle nuove generazioni.
Convertiteli: coltivate e custodite i semi divini di ciascuno. Come Gesù che in Galilea andava alla ricerca delle faglie, delle fenditure nelle persone, là dove scorrevano acque sepolte, come con la samaritana al pozzo.
Così la Chiesa è inviata al servizio dei germi santi che sono in ciascuno.
Per ridestarli. Una Chiesa rabdomante del buono, per captare e far emergere le forze più belle che nemmeno sappiamo di avere, camminiamo su gioielli e non lo sappiamo.
E condotti fuori, li benedisse. Una lunga benedizione sospesa tra cielo e terra, veglia sul mondo.
Il mondo lo ha rifiutato e ucciso, e lui lo benedice. Benedice me, così come sono, nelle mie amarezze e povertà. Nei miei dubbi benedetto, nelle mie fatiche benedetto.
Nella sua ascensione, Gesù non è salito verso l'alto, è andato oltre, verso le cose a venire. Non al di là delle nubi, ma al di là delle forme. Siede alla destra di ciascuno di noi, è nel profondo del creato, nel rigore della pietra, nella musica delle costellazioni, «nell'abbraccio degli amanti, in ogni rinuncia per un più grande amore» (G. Vannucci).
Luca conclude il suo vangelo a sorpresa: i discepoli tornarono a Gerusalemme con grande gioia.
Invece d’essere tristi perchè se ne andava il loro amico, da quel momento sentono dentro un amore che abbraccia l'universo, e ne sono felici. “Ho amato ogni cosa con l'addio” (Marina Cvetaeva).
Una benedizione ci ha lasciato il Signore!
Non un giudizio o una condanna, ma una parola bella su noi. Perché si benedice chi ci ha fatto del bene.
Ma io quale bene ho fatto a Dio? Nessuno. Eppure egli benedice i miei sandali rotti, e i miei percorsi malandati.
Tornarono con gioia grande.
Non sono degno di Lui, ma mi prendo lo stesso la sua fiducia, mi tengo stretta la sua speranza in me, in noi, che stiamo ancora imparando, che stiamo sempre camminando.
Su sandali di gioia.
ERMES MARIA RONCHI